I criteri guida

I criteri guida

Le politiche di rigenerazione hanno visto il coinvolgimento  e la partecipazione di diversi attori sociali, che vi hanno aderito volontariamente, creando forme di cooperazione orizzontale e verticale fra istituzioni, integrazione di politiche settoriali e di saperi interdisciplinari, partecipazione di gruppi di cittadini, costruzione di reti di relazione.
Di particolare interesse è la politica rivolta ai piccoli centri e la loro, inedita, capacità di aggregazione finalizzata alla costruzione di piani strategici aventi obiettivi condivisi e partecipati. Sono proprio le aree poco note esterne ai flussi turistici più diffusi o ai percorsi di valorizzazione territoriale consolidati quelle che hanno dato risposte in maniera significativa; i centri di minori dimensioni hanno trovato l’occasione per condividere percorsi e politiche, per sperimentare nuove forme di conoscenza dei propri territori  e provare a discutere di uno sviluppo orientato verso attività di recupero e di riqualificazione delle loro piccole aree urbane, provando ad uscire da una marginalità territoriale, culturale e sociale cui spesso sono confinate. Hanno provato a costruire percorsi territoriali comuni, reti di conoscenza e di fruizione, immateriali come laboratori intercomunali per la pianificazione partecipata o  applicativi web dedicati alla messa in rete dei servizi informatici e telematici o dedicati alla promozione delle risorse culturali, storiche e sociali presenti nei centri urbani, ma anche interventi materiali, di fruizione del territorio, percorsi pedonali e ciclabili di collegamento tra piccoli centri, realizzazione di elementi della rete ecologica regionale.
Soprattutto hanno avviato una nuova modalità di governo del territorio, in cui condividere politiche di valorizzazione, mettere insieme risorse, e condividere obiettivi, acquisendo la consapevolezza che l’attrattività del territorio si costruisce in cooperazione. Le azioni nei singoli centri, in grande prevalenza di riqualificazione di piazze e di spazi aperti nei centri storici o nelle periferie, hanno in ogni caso mostrato  un ripensamento dei luoghi pubblici a partire dalla loro funzione, dal loro essere luoghi di incontri quotidiani (il gioco dei bambini o l’incontro serale di giovani e anziani), settimanali (gli spazi del mercato), o eventi eccezionali ed episodici legati alla identità locale (le sagre) o promuovendone fruizioni telematiche (piazze wi-fi) che consentono di attivare nuove modalità di socializzazione e di prossimità. Ciò ha  permesso di indagare gli  assetti urbani a partire dalle presenze e dagli incontri più che da perimetri fisicamente definiti, consentendo appunto a questi luoghi di allargarsi e di permeare in maniera reticolare il tessuto urbano grazie a sistemi di pedonabilità delle aree centrali, alla creazione o valorizzazione di nuovi filamenti di verde, alla creazione di parcheggi a margine delle aree storiche dense, alla rifunzionalizzazione di spazi aperti;  si è scommesso sulla capacità di alcuni territori di costruire attrattività (e occupazione) a partire da politiche e programmi integrati che riconoscono specificità e identità locali in  aree di grande valore ambientale e paesaggistico ma poste ai margini delle grandi opzioni strategiche dello sviluppo economico.
Sono state proposte, ed in parte realizzate, azioni che interessano la rigenerazione  delle  città costiere della Puglia, caratterizzate da ambiti storici di grande valore ambientale ed urbano, nelle quali però la linea litoranea complessiva, soprattutto nel caso delle grandi aree urbane, risulta largamente compromessa dalle espansioni urbane e dal conflitto tra infrastrutturazione e naturalità; in alcuni casi il ridisegno del water front ha coinciso con la riqualificazione di quartieri popolosi e degradati, privi di servizi e di qualità urbana, in altri si è trattato del ridisegno di spazi di fruizione della fascia costiera, di ricostituzione di un rapporto fra la città e il mare o di ipotesi di delocalizzazione o depotenziamento di viabilità litoranea ai fini della riqualificazione della fascia costiera e dei suoi valori ambientali e paesaggistici, di forme di collegamento con l’interno attraverso la riqualificazione di lame o corridoi ecologici.
Le  città più grandi presentano una maggiore complessità degli interventi e tempi più lunghi di attuazione, ma anch’ esse hanno attivato politiche integrate volte a coniugare i temi della sostenibilità e quindi della riduzione del consumo di suolo e del miglioramento del contesto ambientale, con quello della riduzione della marginalità fisica e sociale di parti di città; dunque le politiche interessano periferie degradate o centri urbani in fase di abbandono, promuovono il ridisegno dei collegamenti dei quartieri periferici con il  centro cittadino; realizzano reti ecologiche urbane o percorsi di rallentamento del traffico e progettazione di spazi verdi e nuove pedonalità; recuperano cave in stato di abbandono, dotano finalmente di servizi quartieri che ne sono da sempre privi; oppure provvedono al recupero di contenitori urbani per il sostegno a progetti di impresa già avviati con le politiche giovanili, recuperano edifici storici  e spazi pubblici,  avviano laboratori urbani, con l’obiettivo di sviluppare la condivisione dei processi di rigenerazione e produrre integrazione fra tutti gli attori del processo sociale ed economico che si è inteso attivare.

Criteri guida

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