Partecipazione

Ogni trasformazione del territorio influisce sulla qualità della vita, non è mai neutra; coinvolge aspetti che riguardano l’etica, l’estetica, la funzionalità e la creatività e deve necessariamente essere connessa ad una visione di futuro dell’intera comunità.

Servono più conoscenze e più energie di quelle della rappresentanza istituzionale per fare scelte efficaci e sostenibili, per condividerne il senso e fruirne gli effetti.

L’ipotesi è che la partecipazione costituisca quest’aggiunta. Che si definisca “cittadinanza attiva” oppure “democrazia deliberativa”, il bisogno intimo è il medesimo: la dilatazione della sfera del governo pubblico dalle istituzioni all’intera comunità.

Il coinvolgimento dei cittadini è una strada obbligata. Necessaria. Determinata dall’urgenza del nostro tempo. E che tocca alle fondamenta il rapporto tra società e politica ma anche tra società e pubblica amministrazione.

La produzione di politiche pubbliche è, oggi, molto più complicata di qualche decennio fa. Concepire politiche pubbliche efficaci significa accumulare una quantità cospicua di conoscenze di dettaglio, di competenze di contesto ma anche attivare energie sociali in misura appropriata, quindi vasta. La nostra storia è densa di politiche sbagliate ma anche di buone politiche fallite perché rimaste sterili nella mobilitazione delle energie sociali.

La partecipazione è uno stile del governo che consente di sbagliare di meno, di ridurre il rischio dell’errore, di innescare le energie che si attivano per rispondere ai fenomeni. La partecipazione è assunzione di responsabilità nella selezione dei sì ma anche nella motivazione dei no. La partecipazione non è solo giusta ma anche utile, insomma.

Il mutamento che ne deriva è forse meno tangibile, certamente più profondo.

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